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Mi chiedono spesso quale sia il mio “elisir di lunga vita”, il mio segreto. A furia di sentirmelo domandare una spiegazione l’ho trovata: la curiosità. 

Mi piacciono le cose nuove, da quelle piccole di ogni giorno ai nuovi prodotti, fino al confronto con l’industria alimentare.

Mi appassionano le ricerche scientifiche. Con la Regione Lombardia in questi anni  ho messo a disposizione la mia esperienza per sviluppare dei modelli alimentari  da far adottare alla collettività, dalle scuole fino agli ospedali. 

Mi incuriosiscono le nuove tecnologie. Quando ho rinunciato ai punteggi delle guide  ho aperto un profilo Facebook perché ho capito che grazie alla rete, e poi ai social, gli strumenti di valutazione e di informazione stavano mutando.

Ho voluto l’iPad nel ristorante Marchesi alla Scala perché mi permetteva 

di presentare con immagini il piatto, fornendo al contempo tutte le informazioni nutrizionali.

In questi giorni sono stato attaccato da un coro di giornalisti – la cosiddetta “critica gastronomica”,che ho l’abitudine di informare puntualmente sui miei progetti. Il motivo? Una brutta intervista raccolta da un giornalista d’assalto che, devo ammettere, con sapienza tutta strumentale, ha riportato ed enfatizzato alcune mie battute in risposta alle sue provocazioni. 

Nessuno ha messo in dubbio la “buona fede” del giornalista. Piuttosto, ha fatto notizia polemizzare con me, fino all’invito a ritirarmi per “sopraggiunti limiti di età”. 

Su questo mi sento di dover rispondere. Perché mi dovrei ritirare quando ho ancora un sacco di cose da fare e altrettante da scoprire? 

Sono tornato in televisione per affrontare un tema che mi sta a cuore. Il mestiere del cuoco. 

Anche in questo caso ho capito che continuare a ripetere che certi programmi danneggiano la reputazione di un lavoro necessario, antico e faticoso, sarebbe stato vano. Ho pensato di utilizzare lo stesso mezzo, 

quello televisivo, per affermare il mio punto di vista. 

E poi c’è il grande progetto della Fondazione Gualtiero Marchesi e la novità del Crowdfunding un modo contemporaneo, anche se non sarà il solo, per finanziare la partenza delle attività nella nuova sede di Varese, all’inizio del 2018. 

Fino a poco tempo fa non avevo mai sentito parlare di questa forma di raccolta fondi e ancora oggi è un termine che non so pronunciare (non parlo inglese ma solo francese e tedesco). Mi sembra un’opportunità incredibile che aumenta le possibilità di relazioni e, parallelamente, informa chi è interessato a quello che facciamo. 

So che qualcuno sta già commentando: “Marchesi è senza soldi!”. 

Anche in questo caso mi interessa lo scopo: dare una sede funzionale a una grande Accademia di alta formazione che unisce le arti e, attraverso il gusto, possa formare le persone talentuose. 

Brindo simbolicamente – visto che da oltre 15 anni non bevo più! – agli amici di sempre e ai nuovi “friends”!

Gualtiero Marchesi

Di questo Autore